www.comitatiduesicilie.org

venerdì 17 dicembre 2010

Angelo Pascariello: recnsione di "Un'anima divisa in due" di Fiore Marro

"Un'anima divisa in due", opera prima del mio concittadino Fiore Marro, è un lavoro letterario che, sono certo, sarà utile per arricchire ancora di più la conoscenza della Città di San Nicola la Strada oltre i confini provinciali e regionali, contribuendo alla crescita socio-culturale della nostra intera comunità, in primis dei nostri figli.
Si tratta, in pratica, di un romanzo che va alla radice della nostra storia, un racconto che si lascia leggere con attenzione e piacere, pagine che Fiore Marro ha scritto con la passione di chi crede in quello che sta facendo: un forte recupero della memoria storico-culturale del Mezzogiorno d'Italia.
"Un'anima divisa in due": un racconto che si sviluppa nel periodo immediatamente successivo all'unità d'Italia, a partire dal 1860 fino ad arrivare agli inizi del Novecento, in cui Marro prende a pretesto le vicissitudini di un uomo, Michele Pace, che viaggia alla ricerca delle proprie origini dopo che la sua famiglia è stata distrutta da una guerra civile impetuosa e violenta.
Voglio evidenziare come, nel girovagare di questo uomo, distrutto dal dolore, l'autore esalti particolari valori etici che oggi vengono indebitamente trascurati a causa di uno scellerato progresso che non deve affatto contrapporsi a quella che è la crescita sana che ognuno di noi tende a raggiungere quale scopo della propria vita. Leggendo, dunque, "Un'anima divisa in due", possiamo e dobbiamo riscoprire questi ideali affinché diventino quotidiano monito per le nostre azioni.

Angelo Pascariello
Sindaco della Città di San Nicola la Strada

lunedì 13 dicembre 2010

La fine dei vinti! Giovanni D'Avanzo, da gendarme a brigante - Prefazione di Valentino Romano


Prefazione di Valentino Romano all'ultimo lavoro di Fiore Marro intitolato: La fine dei vinti! Giovanni D'Avanzo- Da gendarme a brigante.

La storia della reazione meridionale all’invasione piemontese è storia tutta da raccontare, soffocata com’è ancora da quella retorica patriottarda e falsamente celebrativa di un Risorgimento nobilissimo nell’intendimento dei molti romantici e liberali che vi credettero e mercenario, quant’altri, mai nella stragrande maggioranza degli uomini che di quell’ ideale se ne appropriarono per asseverarlo ai loro inenarrabili interessi di bottega, di lobby o di regno.
E’ storia ancora da leggere attentamente, da decifrare con cautela, da divulgare con la pacatezza di chi porta alla luce le ragioni dei vinti; da contrapporre con la serena consapevolezza di chi sa che tutte le ragioni (e che le ragioni di tutti) hanno eguale dignità nel fluire del tempo; è una storia che consente a  sensibilità diverse di cogliere sfumature diverse.
Ed è grazie all’emergere di tali sensibilità che la storia vera delle terre e degli uomini del Sud si fa, di volta in volta, saggio, ricostruzione storica, cronaca giornalistica, lamento, denuncia, impegno, racconto, romanzo, persino poesia.
Questa storia taciuta, negata, offesa e violentata urge alle sempre più numerose coscienze di chi trasforma il recupero della memoria in orgoglio; e questo in impegno quotidiano e di una vita. Come Fiore Marro.
Prendendo probabilmente a spunto la riproposizione di un’opera edita negli anni della difficile Unità,Antonio Vismara da Vergiate, I briganti La Gala : storie di omicidi, di sequestri e di grassazioni all'indomani dell'Unita d'Italia, Lecce : Capone, 2008, Fiore Marro dimostra come sia possibile cogliere anche attraverso la forma del romanzo il senso profondo degli avvenimenti, le loro ragioni reali, la loro esatta collocazione nello scenario politico. In più, questo suo cogliere non è imposto al lettore ma solamente suggerito. Meglio ancora, Fiore suggerisce al lettore l’esistenza di una chiave di lettura e gli affida il compito più gravoso: scoprirla da solo.
Il romanzo ruota intorno alla vicenda umana dei fratelli La Gala, Cipriano e Giona La Gala, nati a Nola in provincia di Napoli, il primo nel 1834, il secondo due anni dopo. Nel 1855 i due fratelli vengono condannati a 20 anni di carcere per una rapina . Nel 1860 i due fratelli La Gala fuggono dal carcere di Castellamare e si danno alla macchia; ma Giona subito dopo viene arrestato nuovamente e rinchiuso nel carcere di Caserta; vi evade dopo un anno. Cipriano forma una sua banda, che raggiunge i trecento uomini e la cui zona operativa si colloca prevalentemente sui monti del Taburno, in un turbinoso susseguirsi di scontri con la truppa unitaria, di sequestri, di saccheggi, delle violenze di una guerra nella quale sono saltate tutte le regole. Nel gennaio 1862 i due La Gala raggiungono Roma, dove incontrano Re Francesco II Borbone, che vuole mandarli a Marsiglia ed a Barcellona per reclutare legittimisti europei che possano sostenere la sua causa. Si imbarcano sulla nave francese Aunis, convinti dell’immunità extraterritoriale che garantisce i legni di una nazione straniera: così non è perché i piemontesi, avvertiti da una delazione e violando le leggi del mare e quelle delle convenzioni internazionali, salgono sulla nave battente bandiera francese – ferma nel porto di Genova - e li arrestano. Scoppia un furibondo incidente diplomatico e ne nasce una diatriba che si muove lungo il doppio binario delle regole del diritto internazionale e della “ragion di stato”.  Alla fine, faticosamente, si trova un accomodamento: i La Gala vengono restituiti ai francesi che possono sostenere così il riconoscimento delle regole del diritto internazionale da parte dell’Italia. Ma il sottile e sotterraneo gioco di feluche – che ha come obiettivo principe la salvaguardia della “dignità” di entrambi gli stati di fronte all’opinione pubblica internazionale ha segnato il destino dei due fratelli: attenuatisi i clamori della vicenda, vengono consegnati all’Italia perché li possa processare, quasi certamente con l’assicurazione della salvezza della vita dei due prigionieri. Il processo, celebratosi a Napoli con un notevole impatto mediatico in un’aula sempre stracolma di spettatori (vi accorrono anche corrispondenti dei maggiori giornali italiani e stranieri) si conclude con la prevedibile condanna a morte dei due imputati. Ma si tratta solo dell’ennesimo gioco delle parti, del contentino da dare in pasto al perbenismo dell’opinione pubblica unitaria. In realtà, l’accordo sottostante tra Francia e Italia, porta alla concessione della grazia da parte di quest’ultima. Il che, puntualmente e spentisi i riflettori sulla vicenda, avviene: ai La Gala si fa salva la vita e la pena viene tramutata in ergastolo: Cipriano viene rinchiuso nel carcere del cantiere della Foce a Genova e Giona a Portoferraio. Ed è pena ancor più atroce di quella capitale perché le condizioni di detenzione – a leggere svariati documenti -  appaiono orribili.
Così Giona e Cipriano La Gala escono dalla storia, da quella storia che li ha visti ad un tempo protagonisti e vittime.
Con una riuscita invenzione letteraria Fiore trasforma oggi l’ipotetico inviato di un giornale  del 1864, intento a raccontare la cronaca di un processo che, come detto ha attirato, attirò le attenzioni dell’Europa - in uno strumento di maggiore conoscenza  per noi che quei fatti rileggiamo 150 anni dopo.
L’autore ha scelto, per dare corpo al messaggio che vuole affidare al lettore, un personaggio cosiddetto “minore”, uno di quelli che appaiono appena sulla scena. Ma non per questo meno importanti, anzi. Perché il loro apparire - anche solo per un istante, anche solo con una battuta  - disvela profonde e non emerse verità; pone domande che attendono una risposta: chi è Giovanni D’Avanzo? come mai un uomo, diciamo così “d’ordine” assume un ruolo di rilievo, in una banda di presunti “tagliagola” ?  chi sono questi briganti? sono solo briganti? in nome e per conto di chi occupano posizioni quasi inaccessibili come i monti del Taburno?.
E le risposte vengono con altrettante domande: un uomo d’ordine di Re Francesco con i briganti? Vuoi vedere che sono soldati che combattono in altro modo – come i tempi impongono – sotto la bandiera di sempre? Vuoi vedere che la scelta di stazionare alla macchia su quelle montagne risponde a precise scelte strategiche e militari? Vuoi vedere che se una forza così consistente non può sopravvivere solamente con le, pur necessarie, grassazioni, allora vuol dire che deve ricevere ben altri finanziamenti da qualche parte? E che se ciò è vero, allora non si può più parlare di banditismo comune ma se ne deve riconoscere il carattere di forza armata combattente e resistente?
Insomma Fiore Marro ci sollecita ad assistere con Paolino Amato, l’io narrante del suo lavoro, ad un processo che se all’epoca era direttamente rivolto ai capi della banda La Gala, oggi – alla lunga - si trasforma in un processo  ai giudici di allora.
Con il romanzo tornano alla memoria gli intrighi internazionali di cui abbiamo accennato. E allora, stavolta da soli, ci si chiede: qual è il ruolo vero della Francia nelle vicende della banda La Gala, fin dai tempi della formazione della banda?
E torna prepotente l’interrogativo iniziale: che ci fa un uomo che ha giurato fedeltà a Re Francesco nel bel mezzo della banda? Vuoi vedere che è il controllore, per conto del suo re, proprio di chi combatte per difenderlo?  Se pensiamo al ruolo ed alle strategie del potentissimo partito “murattiano” nelle tormentate vicende dell’unificazione, la domanda non appare poi tanto immotivata. Ma questa è tutta un’altra storia, anch’essa da scrivere ancora.
Fiore ha un grosso merito: non nasconde un particolare del processo La Gala che fa rabbrividire perfino i pudici difensori del brigantaggio legittimista d’antan: un presunto episodio di cannibalismo, ad opera dei fratelli La Gala.  Ne fa anzi un momento lungo del suo narrare. E non perché indulga, come il pubblico accorso al processo, alla morbosità di un orrore infinito. Tutt’altro!
La sua narrazione è lo scavo nel fatto (se “fatto” poi veramente è, e non leggenda; se è cruda realtà o non piuttosto finzione inquisitoria tesa a dar colore all’esecrazione della folla benpensante che deve accompagnare il verdetto  verso al sua esecuzione); è ricerca delle cause; non condanna, nemmeno giustificazione. Anche se un passaggio del resoconto del processo la dice lunga sul suo pensiero:  “… il Presidente indignato ha esclamato:  Diciamo in breve in faccia all’Europa: Ecco chi sono i difensori del trono e dell' altare!”
Ecco per Fiore Marro il senso profondo del processo, la necessità del raccapriccio: giustificare se stessi in  “faccia all’Europa”; cannibali stiamo giudicando non partigiani, selvaggi che si portano a spasso i genitali del nemico ucciso, “affricani” che dobbiamo addomesticare per elevare al rango di uomini. Altro che combattenti nobilitati da combattere per una causa. E il giudice che dà la stura alla sua indignazione è solo il megafono dei suoi padroni: “Tribunale dell’Europa e dell’umanità, la nostra guerra che ai tuoi occhi disincantati appare di conquista è invece guerra di liberazione, di affrancamento dal servaggio, missione di elevazione di una progenie inferiore che occupa e controlla abusivamente un territori al quale devono essere restituite dignità e libertà”.
Eccolo qui il merito principale del racconto di Fiore Marro: attraverso la enunciazione della cronaca di un episodio, tutto sommato ormai dimenticato, riapre il dibattito sugli avvenimenti, sulle ragioni, sulle reali motivazioni di un periodo che, a seconda di come lo si voglia leggere, è tragico o esaltante.
E il suo occhio attento si serve di un personaggio “minore”, totalmente ignorato finora. Ma che racchiude in sé umanità, fedeltà e coerenza.
Giovanni Davanzo, grazie a Fiore Marro, non è più uno sconosciuto che ha attraverso la nostra storia: è il dagherrotipo di un certo modo di essere meridionali, della coerenza e della tragicità di quegli “affricani” che hanno custodito per secoli - pur con limiti - la culla della civiltà italiana e l’hanno – anche se a malincuore – consegnata al sogno, ancora non realizzato, di una nazione proiettata verso il futuro.
L’umanità di D’avanzo e dei fratelli La Gala, tragica nella sostanza ed anche – se vogliamo – crudele nelle sue esternazioni, non meritava certamente l’oblio.
Grazie a Fiore Marro perciò, per aver evitato loro quest’ennesima onta e per averci consentito di soffermarci un istante, con la leggerezza del racconto, su un periodo che ha segnato i nostri destini.


Valentino Romano

mercoledì 27 ottobre 2010

Fiore Marro al congresso regionale MPA, pronti a scendere in pista alle comunali 2011

San Nicola La Strada: Fiore Marro e le Due Sicilie al congresso regionale MPA, pronti a scendere in pista alle comunali 2011

SAN NICOLA LA STRADA - (Nunzio De Pinto) Sabato 23 ottobre scorso una folta delegazione del Comitati delle Due Sicilie, con in testa il Presidente nazionale Fiore MARRO, ha partecipato, su invito dei responsabili regionali del movimento per le Autonomie campani Angelo Marino su tutti, al I° Congresso regionale del Mpa che si è tenuto all'Hotel Ramada di Napoli. Nel corso del suo intervento, Marro, che ha parlato naturalmente a nome dei CDS, ha incentrato il suo discorso sulla necessità di fare del giovane partito nato in Sicilia,
da una intuizione di Raffaele Lombardo, un movimento politico di opinione, così “....che possa diventare la voce del popolo meridionale, perché, specie in Campania, dopo i fallimenti di politici abituati ai salti della quaglia e le riesumazioni di cadaveri ed ascari, è tempo di cambiare strategia, di dare spazio non più all’assessore della Provincia di “Vattelapesca” o al consigliere del Comune di “Pescolamazza”, che sono professionisti del trasformismo” - ha aggiunto Marra - “e nulla possono dare se non far storcere il muso a chi ancora aspetta il proprio partito, quello a sud, che rappresenta un territorio, il nostro, cambiare strategia dunque per uscire dal limbo del partito dell’1, qualcosa per cento e diventare finalmente e realmente la voce del Sud e per il Sud. Se le cose saranno indirizzate in questo modo” - ha tenuto a precisare - “credo possiamo dare ancora una volta credito al progetto dell'Mpa, ma non possiamo certo attendere e comprendere all’infinito, chances si ammettono, ma a termine, la nostra pazienza non è come quella di Giobbe. Siamo stati chiari e lo saremo sempre. Noi ci saremo sempre, per le Due Sicilie, lì dove c’è e ci sarà bisogno di lottare, denunciare e indicare un futuro concreto per il Sud e per la nostra gente. Pare, dico pare che il messaggio sia stato recepito, almeno da quello che hanno replicato sia Salvatore Ronghi, sia Raffaele Lombardo. Momento importante della giornata è stata la presenza di alcune mamme di Terzigno. Dopo il loro intervento, abbiamo avuto la necessità e sentito il dovere di andare a portare un contributo, almeno la presenza, alla nostra gente di lì. Abbiamo riscontrato tanta dignità, tanta preoccupazione nei volti dei genitori di Terzigno per il futuro dei loro figli, ed una vera forte volontà di fermare lo scempio del territorio e dell’ambiente”. Insieme a Fiore Marro, imprenditore sannicolese, c'era anche una massiccia rappresentanza del movimento di Insorgenza Civile capitanata da Nando Dicè.

martedì 26 ottobre 2010

Appunti disordinati di viaggio nelle Due Sicilie e dintorni: Terzigno

Di Fiore Marro

Caserta 26 Ottobre 2010

Avevamo promesso la nostra presenza, alle due mamme vulcaniche venute al congresso Mpa, avevamo comunque l’esigenza di andare, Fabrizio Sorrentino ci ha tartassati finché non gli abbiamo detto di si, abbiamo quindi toccato con mano , rendendoci conto dei danni subiti dal territorio e scorto lo stato di disagio ma pure di forte dignità della nostra gente di Terzigno e di Boscoreale.

Si era deciso di non portare simboli duosiciliani, per non strumentalizzare la situazione, quello di Terzigno è un vero Trouble, l’unico compito possibile è stare accanto a loro per qualche lasso di tempo, solidarizzare, sostenere, farsi vedere da loro, per fargli capire che non sono soli, in questa battaglia per la vita,ma in verità sia io che i miei compagni di ventura eravamo muniti di vessilli borbonici, ma che poi sono rimasti ben riparati nelle nostre tasche.

Avevamo deciso di andare domenica mattina, ma la sera prima una telefonata di Nando Dicè, ci invitava ad evitare azioni slegate, loro di Insorgenza ed altri gruppi si radunano a Castellammare di Stabia attorno alle ore 17, decidiamo di partecipare ed unirci a loro.

Lungo la strada noto, con disagio e molto disappunto, alberi abbattuti, poi lenzuola con sopra scritto frasi di protesta, che dal bianco candido originale si sono trasformate in colore cammello .

Ma la condizione che sia i giornali, che le televisioni che alcuni “comunicatori telematici” dipingono da alcuni giorni, strillando e sbraitando ai quattro venti, violenze, oltraggi e altre menate simili, non è parsa così come la raccontano.

Al primo rifugio, ci viene incontro un signore molto anziano che ci porge un foglio di poesie, pensieri, parole dolci e dure , ben messe assieme.

Proseguiamo a piedi fino alla famosa Rotonda di Terzigno,arriviamo al posto di blocco, i poliziotti del presidio si aprono in due fronti per farci passare, nessun fermo, nessun controllo, solo sguardi furtivi .

Arriviamo al centro della Rotonda, l’odore della munnezza pervade tutta la spianata ,la gente ci guarda con simpatia, una signora ci chiede ; Di dove siete? Noi veniamo da Caserta, da Carbonara di Nola, da Roma, da Salerno, da Marigliano, noto in lei e negli astanti un’ occhiata mista tra ringraziamento e commozione .

Fabrizio incontra una delle due signore conosciute il giorno prima, anche la donna in questione ringrazia con molta felicità ,Costantino si aggira tra la folla, macchina fotografica in mano, sono sue le foto che possiamo trasmettervi, la Nappa va via per prima.

Rimaniamo fermi, in piedi per lungo tempo, ascoltiamo le motivazione della gente,raccontano di un desiderio di semplice vita tranquilla , per se e per i loro figli,al solito tra queste persone che sono lì a manifestare solo per la salvaguardia ambientale e territoriale , si scorge qualche sciacallo politico per strumentalizzare la situazione, qualche saputello in cerca di gloria , rimangono comunque ignorati dai più, il problema della gente di Terzigno è vivere senza il timore di contagi, null’altro …

Poi arriva una colonna di autoblindati, camionette e furgoni di polizia, la gente risponde con pernacchie eduardiane, applausi di scherno, gesti da caserma , nessuna violenza, da parte nostra ed anche da parte delle forze dell’ordine.

Lo scherno è comunque l’arma dei “nostri”, come al solito , sono fiero che sia questo e non violenza e armi, ad un tratto mi hanno ricordato, i soldati borbonici a Gaeta, che alle bombe che facevano cilecca dei piemontesi, rispondevano con fischi e pernacchie , visto che le armi a loro disposizione erano scarse e poco potenti.

Si fa tardi, lasciamo il posto con rammarico, torneremo.

Fiore Marro

martedì 5 ottobre 2010

Comitati Due Sicilie III Congresso nazionale: grazie per la fiducia e buon lavoro

Comitati Due Sicilie III Congresso nazionale: grazie per la fiducia  e buon lavoro
di Fiore Marro
Caserta 5 ottobre 2010
 
Domenica 3 ottobre a Caserta, c’è stato il congresso dei Comitati Due Sicilie, sembrava di essere sul set del film di Roberto Rossellini: “Il generale Della Rovere”, chi ha letto dell’opera cinematografica del grande direttore artistico romano, saprà di certo degli screzi tra il regista e Vittorio De Sica, che interpretava la parte del generale, sul set infatti c’era un disordine totale, comparse che invadevano il campo di scena, attori che non rispettavano gli orari, copione continuamente scombinato, ma nonostante tutto il lavoro di Rossellini fu ed è una delle migliori opere della cinematografia mondiale.
All’hotel Pisani, domenica 3 anche i CDS si sono comportati come nel film in questione, chi era stato indicato come presidente di giornata, ha avuto altro impegno improvviso, chi aveva il dovere come dirigente uscente di esserci non ha dato segno di vita, Caserta CDS è stata davvero deficitaria, tranne i fedelissimi di sempre, Caserta e Napoli, al solito in ritardo o assenti ingiustificati.
Eppure il congresso si svolge una volta all’anno, ed è il momento della verifica, della reale esistenza in vita del movimento stesso, e per avvertire oggi, non ci sono il telegrafo ottico o la cornetta dei telefoni bianchi di mussoliniana memoria, c’è internet, ci sono i cellulari, probabile che l’educazione verso chi invece è partito dalla Sicilia o dal Piemonte per esserci e per dimostrare l’appartenenza al progetto sia diventata una sorta di optional o una faccenda ad personam.
Ma a detta di tutti è stata una giornata davvero ottima e piena di buoni propositi.
Non posso non ringraziare uno ad uno tutti.
Dal carissimo Carmine Posillipo che è stato sequestrato e messo a fare il Presidente di giornata, senza avviso e senza essere stato messo al corrente della scaletta, la sua qualità umana e le sue doti di uomo di cultura hanno fatto in modo di non sfigurare agli occhi degli ospiti.
Grazie.
Un grazie infinito al segretario uscente Nicola Casale e a quello di fresca nomina, Luigi Costantino.
Il primo ha dato bella prova di se, in zona Cesarini, il nuovo eletto è stato al mio fianco per settimane, supportandomi e non mancando mai alle funzioni a lui ascritte.
Grazie.
Un grazie incommensurabile a Saro Messina e ai CDS Calabria, partiti alle 4 di mattina per avere dimostrato forte l’attaccamento al progetto CDS.
Grazie
Un grazie alla banda CDS Puglia del generale Ezio Spina, presenti tra l’altro anche il giorno prima a Capua per la commemorazione dei caduti del Volturno.
Un grandissimo grazie a Pietro Cipollone e ai nostri affiliati CDS Abruzzo, chi ci crede non tradisce mai.
Grazie.
Un Forte fraterno abbraccio ai CDS Basilicata su tutti Gianni Pisciotta, vera anima del nostro movimento in Lucania.
Grazie
Il grazie più forte va ai rappresentati dei Comitati Due  Sicilie  Sicilia, Vincenzo Taranto e Katiuscia Cormaci, mille chilometri per portare il contributo della Sicilia CDS, anche loro presenti alla due giorni, tra Capua e Caserta.
Grazie.
Un grazie ai CDS della Terza Sicilia, Duccio Mallamaci arrivato dal Piemonte, a Michele Marra arrivato dall’Emilia Romagna.
Grazie.
Un grazie fraterno e solidale a Maria Rosaria Nappa, coordinatrice CDS Napoli, che dolorante e febbricitante è voluta esserci, la classe non è acqua.
Auguri e Grazie.
A tutti gli altri, che hanno rappresentato le altre sezioni CDS, dalla Napoli  di Nicola Catanese e Erminio de Biase alla Castellammare a Sorrento di Nello Esposito e Davide De Maio, dalla  Caserta d Nicola D’Auria e dei giovanissimi Fabrizio Sorrentino e Felice Palladini alla Roma di Valentino Romano e Franco Frascani alla Nocera di Alfonso Pergolesi alla Toscana alla Lombardia.
Grazie.
Si è votato e i vicepresidenti uscenti sono stati riconfermati, le loro qualità sono note, la passione e la ricerca storica di Davide Cristaldi,  la preparazione e le idee e gli spunti di economia finanziaria e il senso identitario duosiciliano di Luca Longo.
Auguri e grazie.
La mia prima proposta da presidente nazionale è stata l’esposizione di undici commissioni, non un elenco di nomi e indicazioni, ma un vero lavoro, una dimostrazione di reale voglia di mettersi al servizio delle Due Sicilie, non una lista di amici e simpatizzanti, ma un indicatore di uomini e donne a Sud, per il Sud ed al servizio del Sud.
Non ci sarà congresso l’anno prossimo, ma ci sarà in incontro in cui, esigerò risultati.
Chi non se la sente, si faccia avanti e ci lasci, non abbiamo bisogno di distribuire tessere ma necessità di far crescere noi e il nostro territorio.
Ultima citazione, quella agli ospiti, c’era tutto il mondo politico reale del meridione d’Italia, il sindaco di San Nicola La Strada di area Pdl Angelo Antonio Pascariello,  il consigliere regionale campano della Mpa Angelo Marino, ai rappresentanti di Sinistra e Libertà casertani su tutti Rosario Pasquariello, ad Alessio Guadagno di Insorgenza Civile, a Gaetano Pietropaolo di Altro Sud a Ercole Fragetta del Partito Popolare Cristiano, la Lega Sud per le Autonomie Meridionali rappresentate da Emilio Dolgetta ed anche associazioni come quella di Rete Sud con Francesco Laricchia, a Giuseppe Serroni e Pino Marro dell’UGL.
Tutti fortemente invitati e voluti dal sottoscritto per ribadire ancora una volta che il nostro progetto non è politico partito elettoralistico, ma molto più ambizioso, noi lavoriamo per ricostruire l’uomo e la Nazione delle Due Sicilie, fare dei CDS un idea partitica sarebbe riduttivo e per nulla entusiasmante, ribadendo il concetto di tre anni orsono: ”Non siamo un partito, siamo una Nazione”.
Grazie a tutti per la vostra scelta
Forza e onore
Fiore Marro
Presidente Nazionale Comitati Due Sicilie.

giovedì 23 settembre 2010

Appunti disordinati di viaggio nelle Due Sicilie e dintorni: Isernia

di Fiore Marro
Caserta 23 settembre 2010
 
Quest’anno  abbiamo avuto la possibilità di fare tappa in  tutte le Regioni appartenenti alle Due Sicilie, tranne per la Basilicata che comunque ci siamo riproposti prima della fine dell’anno di visitare .
Importante avere avuto, grazie all’appoggio di Ermanno d’Apollonio, l’opportunità di aprire un “varco” anche nelle maglie del contado molisano.
Sorprendente  per me è stata la rivelazione nello scoprire che molte persone, ad Isernia, sentono forte il senso di appartenenza alle Due Sicilie.
L’amore per Napoli e per i Borbone, una forte spinta identitaria a sud, che certo è stata una rivelazione molto soddisfacente ma che devo ammettere era ma me assolutamente ignota.
A fare visita con me agli amici molisani,che sembrano volere costituire un nucleo operativo CDS, c’erano Luigi Costantino e il giovane Fabrizio Sorrentino della sezione CDS Caserta.
Bellissima Isernia, pregna di storia, buono il gruppo, formato da persone davvero di spessore.
La tappa di Isernia è l’ennesima prova e conferma di avere imboccato la strada giusta, le azioni, in Calabria a Melito, la conferenza siciliana di Naso, la partecipazione a Civitella del Tronto della sezione Abruzzo, la distribuzione a Sant’Angelo nel Cilento del manifesto anti-garibaldi, la prossima partecipazione a Piaggine di Salerno terra dell’eroe duosiciliano Giuseppe Tardio,l’evento di Bitonto con tanto di riconoscimento del premio Alfiere del Sud, il fiore all’occhiello per l’allestimento di Duccio Mallamaci per la commemorazione dei martiri di Fenestrelle, la presenza attiva del nucleo CDS Lombardia alla manifestazione del No Lombroso a Torino, l’avvenimento di Pontelandolfo, le partecipazioni a Messina e San Giovanni Incarico e a Villa Castelli di Valentino Romano, la presenza di Erminio De Biase al meeting sul brigantaggio a Frosinone e nella conferenza di Camposano di Napoli, l’invito di Dora Liguori ad intervenire a palazzo San Macuto di Roma nella veste di presidente nazionale dei Comitati Due Sicilie,  l’escursione del raduno presso il santuario di monte S. Michele a Maddaloni, al cospetto della struttura vanvitelliana dei Ponti della Valle allestito da Costagliola, la scalata del Gran Sasso con la presenza di Luigi Costantino, il prossimo,imminente scoprimento del primo monumento ai caduti delle Due Sicilie a Valle di Maddaloni grazie alla forte e robusta volontà di Mauro Giaquinto  sono stati, assieme a tanti  altri momenti, le azioni da incorniciare del movimento CDS nell’anno 2010.
Isernia, il Molise è tra tutte queste azioni di collegamento  di esperimento unitario duosiciliano,una tappa importante e assolutamente indispensabile, un forte grazie a chi ha fatto in modo che ciò sia accaduto.
Forza e onore
Fiore Marro
Alcune foto della serata a isernia: http://comitatiduesicilie.org/index.php?option=com_rsgallery2&Itemid=64&catid=54

lunedì 20 settembre 2010

Comitati Due Sicilie - Note prima del congresso di ottobre

di Fiore Marro
Caserta 7 aprile 2010 
Tutto ciò che ho sempre rincorso è stato organizzare un movimento non unitario ma identitario, non mi è mai interessato la provenienza politica degli aderenti, ma solo la loro voglia di sentirsi appartenenti alle Due Sicilie.
La mia unica missione, il mio solo scopo è rifare le Due Sicilie.
Ci ho provato per anni  in un contenitore vuoto,  un fallimento totale.
Ho riprovato e ricominciato daccapo, nel 2008, con una sparuta pattuglia, io, Davide Cristaldi,Pollio,Larosa,Longo,Costantino e il gruppo di Caserta, Vozza,Giaquinto, Matrisciano,Posillipo, Casale, D’Auria  e i due Simonetta  e qualcuno altro,sembrava una stupidata, una bagattelle dicono i francesi.
Eravamo in 20 a Formia, 20 matti, quel 17 febbraio del 2008.
Sono passati neanche tre anni sembra un secolo,di strada si che se ne è fatta.
Pontelandolfo,Fenestrelle, Capua, libri, il prossimo monumento ai Caduti, la squadra di calcio,la partecipazione fattiva il 20 giugno 2009 a Napoli,conferenze e meeting, citazioni, tipo in “Sud” di Veneziani  o altre ancora su decine e decine di giornali  cartacei e telematici.
Adesso abbiamo sezioni  in tutta Italia ed all’estero.
Abbiamo partecipato a competizioni politiche nazionali, regionali e comunali.
Ci stiamo sempre.
Qualcuno ha lasciato, altri non ci sono mai entrati, certo ci sono stati tradimenti, fughe,voltafaccia, incomprensioni,litigi,ma fa parte del gioco e anche della vita.
Quelli che non vogliono capire o che non capiscono o fanno finta di non capire ci saranno sempre,non ci si può fare nulla.
Sono stato rimproverato del mia eccessiva disponibilità verso taluni, ebbene lo farei sempre,perché rimango dell’idea che ognuno entra in questo progetto per dare un contributo alla Nazione,attraverso i CDS, se poi cerca altro o sbanda o ha altri motivi non è colpa di nessuno ne tanto meno mia.
I balordi o gli egocentrici o i simulatori  ci saranno sempre quindi è bene  metterselo in testa e proseguire, pensando che situazioni del genere sono una percentuale che ci ritroveremo sempre lungo il cammino.
Per le azioni politico-partitiche credo che la strada dell’inserimento nei partiti già costituiti e che si fregiano, anche subdolamente, di parole tipo, Sud, Autonomia o Meridionale possa ancora essere una mossa da attuare, senza mai chiudere la porta in faccia a nessuno, ma mi atterrò alla linea nazionale che si sceglierà a ottobre.
Per tutte le altre cose che ho pure letto internamente al nostro movimento, non sono così drastico come qualcuno dei nostri,io credo nella partecipazione ai convegni, alle ricorrenze, perché è da lì che nasce lo spirito di appartenenza e da queste cose che si rigenera i’identità di popolo.
Credo che anche la strada intrapresa da Angelo , Lorenzo o Valentino sia un buono, ulteriore  viatico per la ricostruzione identitaria, la ricerca, è fondamentale, un aggiuntivo tassello da annettere alla Casa Comune delle Due Sicilie.
Ci vediamo il 3 Ottobre!
Forza e onore
Fiore Marro

Gli irlandesi : Ultimo “chador” contro l'Europa

L'Irlanda ha detto "no" all'Europa.
Gli irlandesi : Ultimo “chador” contro l'Europa dalle consorterie bancarie, l'Unione europea per ciò progettata ...  
Il popolo irlandese ha bocciato il progetto del Trattato di Lisbona, ripetendo quanto fatto da Olanda e Francia per la Costituzione Europea elaborata dalla commissione presieduta da Giscard d'Estaing.
Noi duosiciliani non possiamo che gioirne .Il contrattacco dei media è risultato infuriato, arrogante: contro l'Irlanda con le solite accuse di antieuropeismo. Naturalmente non si vuole affrontare per davvero la questione: la verità è che ogni qualvolta il popolo, in stato di libertà fino a prova contraria, è chiamato ad esprimersi pre o contro quest’Europa, vota contro. Quanti sanno che il Parlamento Europeo non è l'organo legislativo dell'UE ?, avendo di fatto solo poteri consultivi e non di deliberazione? Quasi nessuno e chi lo sa e lo dice è bollato come antieuropeista. Noi delle Due Sicilie abbiamo già conosciuto e subito una Unione , quella sinistra dell’Italia, dominata dall'ideologia liberal-massonica, nella quale i burocrati del nord sostenuti dagli ascari nostrani decidevano le sorti delle genti meridionali: i contadini della Calabria agli Abruzzi furono messi in ginocchio e morirono di fame o dovettero lasciare le proprie terre, per colpa di calcoli sbagliati fatti da individui che manco sapeva dove fossero Reggio, Brindisi o Avellino.Non si può quindi accettare che l’Europa, impegnata a sviluppare la vera emancipazione democratica dei popoli del nostro continente, veda il centro del potere spostarsi non dallo Stato alla vicina Regione, ma dallo Stato ad un lontano Ente-Oscuro governato da persone non elette dal popolo e rispondenti a logiche tetre. Non è quindi contro la costituzione di un'Europa politica che la gente combatte,anche se il sentimento avverso è diffuso ovunque, per questo a Bruxelles vogliono evitare la consultazione popolare; la lotta è contro questa Europa del oligarchismo .Noi duosiciliani ambiamo ad una  Europa che basi le fondamenta sul concetto di Uomo e non di Interessi. L’Europa così fatta al popolo non piace perché la gente è fedele ai principi morali.
La gente vuole veder coniugato, nei basamenti di una società transnazionale, il principio di solidarietà assieme a quelli d’identità e libertà: sono concetti cristiani, prima che illuministi, ma il concetto di solidarietà prevede un approccio alla vita sociale e politica che non si trova nei pensatori giacobini e liberalmassonici bensì solo nella millenaria tradizione cristiana.
Solo per questa strada si può fare un'Europa unita e leale , l 'alternativa è la scomparsa crescente della democrazia.
Grazie dunque alla popolazione irlandese per avere indossato lo “chador” anche per noi .

Fiore Marro begin_of_the_skype_highlighting     end_of_the_skype_highlighting

 Segretario Nazionale

Comitati Due Sicilie

Scuola dedicata a Ferdinando II di borbone

A Scafati si è riscritto la storia, intestata una scuola a Ferdinando II

di Fiore Marro


Caserta 23 maggio 2010

Ho terso pure io come il giovane Werther una stilla, al calare del panno che copriva la scritta, che inneggiante sopra l’istituto di scuola pubblica è stata intitolata a Ferdinando II di Borbone, gli occhi del mio attiguo, l’immarcescibile e immancabile cavalier Giovanni Salemi, mentre riecheggiava maestoso l'inno di Paisiello, erano invece lucidi di gioia, chissà cosa ha pensato da la sù il nostro amato sovrano, certo un poco di balsamo alle tante ferite morali inferte dai soloni risorgimentalisti di tutte le risme, l’avrà senza dubbio avvisato.

Un grande bravo al coraggioso dirigente scolastico Vincenzo Giannone, fautore dell’iniziativa e organizzatore di un interessante convegno nel Teatro San Pietro di Scafati.
Tra i relatori è emersa la figura combattiva, romantica e coinvolgente di Edoardo Vitale, direttore dell’Alfiere, che ha coinvolto il pubblico presente in sala. Un evento di portata storica, svoltosi in un'atmosfera di entusiasmo e commozione, ha ribadito in un comunicato il relatore in questione, che sottoscrivo.

I nostri colori erano rappresentati da Erminio De Biase, Massimo Cuofano e Antonio Amitrano, ottimo momento di dialogo con i responsabili della Lega Sud per Le Autonomie Meridionali di Emilio Dolgetta, buon momento di affratellamento anche con gli amici di Ponticelli del sito Orgoglio Sud, su tutti la figura del mio amico Pietro Golia.
Credo che dopo le azioni identitarie che ci hanno visto protagonisti in questi tempi, tra Sciacca e Risposto, tra Fenestrelle e Valle di Maddaloni, l’evento di ieri è da annotare tra i momenti più alti per noi figli delle Due Sicilie.
Una giornata, quella di ieri in cui ci si è sentiti, in tanti, davvero orgogliosi di appartenere ad un grande, antico popolo, che sia Scafati l’inizio di un nuovo cammino di speranza!

Forza e onore

Fiore Marro

lunedì 6 settembre 2010

Bitonto, L'Alfiere e i Comitati Due Sicilie.

Bitonto, L'Alfiere e i Comitati Due Sicilie.
Di Fiore Marro
Caserta 26 maggio 2010
Che dire, quando davo calci ad un pallone, mi era capitato di ricevere una medaglia, una targa, erano bei momenti, ma erano imprese da piccoli, da ragazzini, riconoscimenti  quasi anonimi per l’anima, ieri a Bitonto, invece , quell’Alfiere ricevuto dalle mani del vicesindaco Damascelli mi ha davvero pervaso l’anima, la testa di pensieri, cose, emozioni, attimi indelebili.
A mio padre, ai miei figli.
Devo ringraziare tutti, sia quelli presenti nella sala consiliare (ad essi ieri ho già ribadito il mio pensiero, il mio “Alfiere” non ha ragione di essere senza di loro), agli altri pure, agli amici di sempre e soprattutto a coloro i quali mi hanno indotto a togliere la maglietta del gregario e costretto a mettere quella dell’attaccante, dico che se non fosse stato per la  loro assoluta negligenza oggi non avrei avuto la possibilità di sentirmi fiero del lungo duro e difficoltoso lavoro affrontato che mi ha ripagato con questo riconoscimento.
C’era Massimo Cuofano per la  Campania CDS, la Basilicata con Gianni Pisciotta, la Puglia con Ezio Spina, Angela Dinuzzi, Cosimo de Gioia, Giovanni Palmulli e signora, Nestore Spadone, Dario Amoroso e poi Filomena Salimbene da New York in nome dei CDS Usa, un altro momento di affratellamento indimenticabile, la nave del dolore e del distacco che ritorna a casa.
E poi gli amici carissimi, Gaetano Marabello, Carlo De Luca e Annalisa Montinaro che sono stati premiati con l’Alfiere come me, Armando, Monica, Nicola e Riccardo Calvano, Umberto Schioppa, Ulderico Nisticò, Isa Schiralli ed altri che mi sfuggono, ma cari uguale.
Ieri è stato bello a Bitonto, abbiamo rievocato la conquista di Carlo di Borbone, ma anche salutato chi perse, ed  è giusto che sia , che si rispettino i vinti, come da tempo chiediamo faccia lo stato italiano nei confronti dei nostri avi.
Onore a chi ha fatto in modo che il tutto si sia svolto nella migliore delle maniere, a Francesco Laricchia.
Il mio saluto finale è per i miei compagni di viaggio verso Bitonto, l’amico, mentore, compagno di mille stagioni, Giovanni Salemi e alla carissima Caterina Ossi, veneta di sangue e di identità, ma amica della storia duosiciliana .
Un evento  grande, entusiasmante, fatto di mani che si stringono, di amici che si ritrovano in nome di una fede, un incontro all’insegna della fratellanza duosiciliana, fatta di uomini, da domani, come spesso accade, si dia pure spazio alla sceneggiata, che sia dato spazio anche alla parodia che certo non trasmetterà il vero senso di una commemorazione, ma che è comunque lo sfogatoio di chi ancora non ha capito che il vento è cambiato .
Forza e onore.

Messina, Naso e la Sicilia CDS









Messina, Naso e la Sicilia CDS







di Fiore Marro

Caserta 27 luglio 2010

C’era la necessità di essere presenti anche in Sicilia, certo, Armando Donato Mozer  e Pino Marinelli , sono dei buoni rappresentanti dei CDS Sicilia , ma essere loro vicini era ed è un dovere ed anche un vero piacere.

Così domenica 25 luglio, grazie anche all'apertura di una nuova sezione, a Naso, in provincia di Messina, ad opera di Katiuscia Cormaci e Vincenzo Taranto, il sottoscritto e Davide Cristaldi, in veste di dirigenti nazionali, abbiamo accettato l’invito ad essere tra gli ospiti della presentazione di Naso come anche alla “spedizione” organizzata a Messina, da Mozer, alla ricerca del telegrafo ottico borbonico , nominato “Reginella”.

Ho avuto modo, finalmente, di  poter stringere la mano, ad Armando Mozer, che tiene alto il nome dei CDS Messina, specie nell’allestimento della commemorazione della caduta della Cittadella di Messina.

A Messina abbiamo conosciuto, anche il più giovane degli iscritti ufficiali dei CDS, il giovanissimo, Giovanni Arigò, pupillo del nostro rappresentante provinciale messinese.

Ottima la compagnia identitaria di  Messina, tutte persone molto interessanti, mi è d’obbligo citare tra gli altri, Stefano Bello, che per amore delle sue origini, ha lasciato il Veneto per venire a vivere in Sicilia,  terra di estrazione della sua famiglia ed il cordialissimo Riccardo Ramaglia.

Una splendida mattinata, passata tra i monti Nebrodi, tra lezioni di storia borbonica e nuove considerazioni sul futuro meridionalista .

Un grazie ad Armando Mozer per avere scelto di stare con noi.

La presentazione della sezione CDS di Naso, è stata una delle tante gioie che dal 2007 ad oggi, noi che decidemmo di costituire i Comitati Due Sicilie, abbiamo assaporato.

Sono stato ospite dei dirigenti locali, davvero non ho parole per ringraziarli, di tanta generosità e tanto garbo, classico dei siciliani anche se la “pasionaria”  Cormaci, ci tiene a sottolineare la sua origine calabrese.

Si è parlato, nel corso della presentazione del gruppo CDS Naso, di “tradizioni borboniche di Naso”,

Tra i relatori, la dottoressa Alessandra Grasso che ha esposto le Due Sicilie, in maniera davvero lucida e reale, un grande brava a lei.

Filippo Rifici, l’altro relatore, ho avuto modo di conoscerlo la sera prima, un giovane pieno di voglia di fare, tanta volontà, al servizio della Sicilia e spero anche delle Due Sicilie.

Naso è diventata casa mia, per la familiarità con cui sono stato trattato dai cari Vincenzo e Katia, ed anche dalle persone presenti alla conferenza.

Quando le luci della sala si sono spente, ed è calato il silenzio sulla splendida serata nasitana, io e Davide  Cristaldi, ci siamo lanciati un’occhiata complice, che in sintesi, spiegava la sorpresa e la gioia di chi, per gli applausi e le pacche sulla spalla dei presenti all’evento, aveva scelto una strada alternativa, alternativa al  gigionismo meridionalista, strada fatta di concretezza e abnegazione, senza proclami vuoti e assurdi e senza la tecnica della politica degli annunci, lealtà e realtà è la strategia dei CDS,ed  i frutti cominciano a maturare, in Sicilia come negli altri posti.

Forza e onore

Fiore Marro